mercoledì 15 maggio 2013

Città e Altra Città alla II Biennale dello Spazio Pubblico



La BISP è una biennale organizzata dall'Istituto nazionale degli urbanisti (INU) che si tiene presso l'Università Roma Tre alla Facoltà di Architettura e in cui Acces_SOS e LAMAV (Laboratorio Management di Area Vasta) partecipano assieme con dei racconti ed esperienze in-disciplinate di professionisti impegnati nella pianificazione debole ovvero in azioni che accolgono modelli sperimentali di approccio, di ascolto delle realtà locali e di trasformazione dello spazio pubblico.
I contributi sono più di trenta e sono provenienti da professionisti/ricercatori/laureandi o altro sparsi per l'italia. Il laboratorio di Casale Il Sughero il 18 Maggio ne rappresenta uno. Di seguito la descrizione sintetica del nostro intervento e il nostro contributo al tema del ripensamento critico dello spazio pubblico declinato nei termini di una nuova urbanità rurale.



LEMMA DI RIFERIMENTO: Concerto per una sola persona

Questo lemma di riferimento ne intreccia altri due, la ‘resilienza degli spazi comuni’ e gli ‘incontri’: la metafora del sughero dice di un luogo per l’incontro, degli incontri, da cui si può partire per ridare identità e vita ai luoghi-spazi comuni rurali dimenticati (perché diventati incomuni) ovvero vie, terre, boschi, fontane, e offrire loro possibilità di resilienza attraverso continue risemantizzazioni, opportunità di senso.
Questo doppio livello di incontro, del nomade viaggiatore con il temporaneo/stanziale contadino contemporaneo e di entrambi ogni volta in maniera nuova col territorio, ripercorre la partitura sempre uguale e diversa di un sinfonia di scambi e scoperte, invenzioni e riscoperte dell’abitare: è l’inatteso ed eterno concerto in cui le identità si destrutturano e si danno in forme nuove.
L’essenziale è realizzare questo concerto anche per una sola persona per volta, lentamente, immaginando una ospitalità sfumata, attenta e discreta, a cui suggerire la valenza simbolica dei luoghi, del luogo di partenza o di arrivo (e di ripartenza). Donarsi ogni volta d’accapo al singolo, anche solo all’unico viaggiatore. Casale Il Sughero, come soglia concettuale tra la costa e i monti, tra il mare e le acque interne, tra i luoghi del consumo e quelli dimenticati, come luogo di nuova urbanità possibile: hic domus, rus et urbs. 

lunedì 13 maggio 2013

Urbanistica e resilienza: idee dal Cilento

Nei giorni 9 e 10 maggio 2013 si è tenuta a Napoli la XVI Conferenza Nazionale SIU, la Società Italiana degli Urbanisti, presso la Facoltà di Architettura Federico II. Il tema è stato quello di una diversa crescita come declinazione delle tematiche classiche del dibattito urbanistico contemporaneo italiano ed europeo. 
Nell'Atelier 10, curato dall'Arch. Maria Federica Palestino, in cui ci si è occupati specificamente di resilienza e di città ecologica, Casale Il Sughero nella sezione 'Culture della città e del territorio' ha presentato un intervento dal titolo "Laboratori di resilienza verso la Città del Quarto Paesaggio" (vai al link per il testo integrale dell'intervento). 
Napoli, 9-10 Maggio 2013
Il tema del paper è stato quello dell'idea di una evoluzione del concetto di 'decrescita' e, a partire da lì, si è tratteggiata la possibilità di una ridefinizione del tema della città ecologica attraverso un ripensamento dell'idea stessa di città ormai da intendersi nella sua accezione più rarefatta e de-materializzata possibile (cioè come città degli uomini) alla luce di una visione ecologica ampia, una ecologia profonda, che suggerisce una nuova ecologia della città delle relazioni e degli immaginari condivisi(-bili).
Il case study è quello del Cilento, nel cui ambito territoriale trovano spazio di analisi e di esperienza concreta i progetti di Città del Parco e attualmente i Laboratori della Città del Quarto Paesaggio, orizzonti di metodo e di ricerca applicata in cui si fa esperienza della impossibilità dei primi tre paesaggi e della conseguente necessità di un ripensamento in una direzione nuova che apra nuovi scenari di sviluppo sostenibile. Di seguito riportiamo l'abstract del paper (qui invece il testo integrale).

Città ecologica eccede la declinazione scientifico-biologica del termine e apre a una dimensione sociale e culturale, ad una ecologia profonda dei comportamenti e delle relazioni. Ecco che la città si de-materializza e appare un intreccio di strade di senso e di rapporti, perde il suo carattere di densità (in senso urbanistico) e può diventare metafora di rete diffusa in una possibile – auspicabile – città esplosa su un territorio di area vasta come un parco naturale, un distretto geografico ampio, tendendo a far emergere un paesaggio geografico e culturale diverso da quelli che hanno caratterizzato i territori fino ad oggi. Il ‘quarto paesaggio’ qui si pone come riscrittura, ricucitura organica delle trame di relazioni di senso del vissuto e dell’abitato riscrivendo il concetto di città e offrendo un’alternativa di ‘diversa crescita’ ed equo sviluppo, promuovendo e offrendo di fatto una strategia di resilienza a partire dalla consapevolezza della continua e inarrestabile – e per questo vitale e benefica, nel bene e nel male – continua metamorfosi dei luoghi e dei linguaggi.

martedì 7 maggio 2013

Intrecci di laboratori nella Città del Quarto Paesaggio

Il laboratorio 'Il contadino-pastore chiude il ciclo' che si è appena concluso (Vibonati, 3-5 maggio '13) è stato un bellissimo momento di incontro, di conoscenze e di scambio di saperi e di emozioni tra tutti i partecipanti. Alcuni provenienti da città lontane, altri dalle terre vicine, nei tre giorni hanno dato il loro significativo contributo alla riuscita dell'attività. 
Generazioni a confronto, punti di vista diversi, conoscenze differenti si sono incontrate dapprima attorno a tavole di sapori 'a chilometro parco', poi a confrontarsi le sere sui video della Città del Parco e dei lavori in corso sulla Città del Quarto Paesaggio. Insieme abbiamo seguito il processo di lavorazione della lana dall'inizio alla fine del suo processo di trasformazione in filato e infine ci siamo immersi in un'altra trasformazione, quella del latte in formaggio e siero.
La natura, le sue materie prime, sono riconosciute dall'abitante semi-stanziale e dal viaggiatore semi-nomade come opportunità di sviluppo resiliente dall'uomo nuovo che riesce a decodificare il nuovo-perenne potenziale dei luoghi, del Cilento Interiore del Quarto Paesaggio. Tutti insieme, chiamandoci in collaborazione reciproca, intrecciamo materie, mani e idee nella rete della Città del Parco...
In tempi in cui si parla sempre più frequentemente di decrescita, auto-produzione e auto-sostentamento, di consumo critico e di filiera corta, senza immaginarci scenari economici e sociali troppo complessi o di troppo elaborata articolazione, a volte basta guardarsi indietro e attorno e, con la consapevolezza critica del 'senno di poi', rileggere e riprendere in chiave moderna pratiche antiche di sostentamento e di economie rurali semplici ma sostanziali, altamente ecologiche. 
E dunque: il 'contadino-pastore' (semi-nomade e/o semi-stanziale), assunto sia come figura individuale che come icona collettiva e orizzonte esistenziale socio-antropologico di una micro-società rurale, è colui che raggiunge l'obiettivo tanto agognato dai recenti tentativi di filiera corta e di sostenibilità delle economie ecologiche: la chiusura del ciclo impianto-produzione-vendita-consumo-nuova produzione.
Il contadino-pastore chiude il ciclo: coltiva, alleva animali che pascolano terreni consentendo anche colture selettive, producendo letame che serve per gli orti e per i pascoli stessi, producendo carne e latte per i cibi e i formaggi e, nel caso delle pecore, anche la lana che può essere tessuta e la cui lavorazione contribuisce a diversificare ancor più la già articolata, diremmo oggi, filiera corta eco-sostenibile, garantendo la possibilità di vestimenti, cuscini, materassi...
Tutto questo accade avvalendosi e al contempo contribuendo a tutelare e ad arricchire un paesaggio sociale e culturale che dice di una vera e propria ecologia profonda.

giovedì 28 marzo 2013

Dal Forum 'La Terra mi Tiene' ad Atena

Al Forum 2013 che si è tenuto ad Atena Lucana 'La Terra mi Tiene', nella sezione 'turismo esperienziale' abbiamo lanciato la nostra provocazione di un 'turismo senza turismo', ovvero la possibilità di concepire una interazione col territorio da parte dei viaggiatori svincolando tale pratica dall'orizzonte esistenziale del consumo e del consumatore e immaginando un rapporto di valorizzazione reciproca (degli uomini e dei territori visitati) come unica alternativa dignitosa e vincente per un approccio costruttivo e valorizzante dei territori interni lontani dalle zone costiere. Un grazie infine per la bella sinergia che si è creata quel giorno in paese tra tutti noi partecipanti all'incontro!


venerdì 8 marzo 2013

Menti e sementi


Ci incontreremo sabato 23 marzo, di pomeriggio alle ore 15 a Casale Il Sughero (vicino Vibonati, adiac. pineta di S.ta Lucia) per incontrare le nostre idee sui temi della collaborazione di menti e coscienze sul territorio, davanti a una fetta di dolce…

Ci rivolgiamo a chi, a partire dal comprensorio del Golfo di Policastro, ha in mente una idea diversa di crescita e sviluppo e vuole concretamente nel suo piccolo, senza personalismi e in maniera a-gerarchica, infittire e materializzare la rete che va man mano formandosi a partire dal digitale, incarnandola appunto nel reale dei rapporti umani e del presidio quotidiano del territorio (diremo 'digi-reale').

In particolare ci stiamo ritrovando a discutere su:

1) una idea avanzata di gas, inteso come occasione di ridefinizione dei concetti e dei comportamenti dello stare insieme e non solo come una tecnica di acquisto critico, ma una vera e propria occasione di riposizionamento socio-culturale;

2) una idea di interazione tra persone e luoghi secondo una pratica antica come il mondo eppure straordinariamente moderna e rivoluzionaria, quella del baratto, un ‘baratto felice’;

3) il tentativo di proporre anche nel nostro contesto un’altra declinazione dello stare insieme critico e costruttivo e soprattutto solidale, quella della ‘banca del tempo’, altrove così ben avviata e che ben si potrebbe intrecciare al gas e al baratto.

Questi approcci, e quanti altri vorranno e sapranno venir fuori dal nostro incontro spontaneo e informale, ci auguriamo serviranno tutti a ridefinire i ruoli di ‘produttore’ e di ‘consumatore’ alla luce di una micro-socialità di zona (oltre che di una micro-economia) ‘a km 0’, o meglio potremo dire, ‘a km golf-0’.

martedì 26 febbraio 2013

E se qualcuno ci parlasse di agricoltura organica e di ibrido fertile in italiano volgare del sedicesimo secolo?


Ibridazione fertile tra natura e cultura come esito concettuale e ripartenza strategica per un nuovo paesaggio 'agri-cultu-rurale'


Giovanbattista Della Porta

Veniamo da un bel viaggio tra le pagine di un trattato cinquecentesco di Giovanbattista Della Porta che, oltre a darci una lezione di umiltà anzi tempo sui limiti dell’uomo verso la natura come farebbe oggi un vero permacultore, ci svela anche un'agricoltura sinergica ante litteram e mette a tema il concetto antico e moderno di ibrido fertile, concetto che nella sua accezione culturale e socio-antropologica ci interroga su di una possibile contemporaneità rurale.


Fin dalle prime pagine del testo De i miracoli et maravigliosi effetti dalla natura prodotti (Venezia, Ludovico Avanzi, MDLX) la magia è presentata come conoscenza della natura e della naturale amicizia e ‘inimicitia delle cose naturali’. Delle varie magie la magia naturale è ‘consumata cognitione delle cose naturali’ ed è presentata come la disciplina (definita anche ‘perfetta filosofia’) entro la quale trovano spazio pure gli studi di agricoltura.
Nonostante la temperie culturale alchimistico-rinascimentale in cui Della Porta è immerso, già si intravede una sorta di razionalismo (e di là da venire poi illuminismo napoletano) ante-litteram: la ‘marauiglia’ e ‘l’autorità’ che avvolgono in un alone di mistero le cose di cui non si riesce a dare una spiegazione razionale (‘quanto le cause sono ascose’) si dilegua miseramente, rassicura l'autore, nel momento in cui ce le spieghiamo.

La magia naturale è  in accordo con la natura perché ne è semplicemente ‘menistra o serua’. L’uomo quindi, il riferimento è anche a Plotino, in quanto mago che opera nella natura e con la natura, si rivela come ‘ministro, e non artefice’ della realtà, poiché la sua arte (la magia naturale) non crea le cose ma ‘ua applicando le cose insieme’, nello stesso modo in cui la natura produce le essenze vegetali e l’agricoltura è 'disciplina che si adopera a che l’uomo ne tragga massimo beneficio senza andarle contro'.
Nel mondo naturale, tra le cose, le piante e gli animali esistono rapporti di affinità e di repulsione, mossi da reciproca convenienza o meno (‘conuenientia e disconuenientia’). Quel che i greci chiamavano simpatia e antipatia qui son chiamate ‘amicitia e inimicitia’ e si rivelano a noi attraverso il gioco combinatorio delle simpatie naturali.

La prima pagina del trattato
Procedendo nell'appassionante lettura in volgare si entra nel vivo del tema della coltivazione e quindi dell’interazione tra uomo e natura. L’autore tiene molto a ribadire che la natura ‘mostra molte strade’ per intervenire nelle già ‘varie mutationi’ alle quali la natura stessa sottopone le proprie creature vegetali. L’uomo dovrà però ricordare che molte specie sono naturalmente predisposte alla coltivazione (‘uogliano essere coltiuate’) sfuggendo all’inselvatichimento a dispetto di altre che invece ‘non uogliano, anzi l’odiano’ e se sono coltivate a forza addirittura ‘diuentano peggiori’.
Citando Teofrasto l'autore espone i vari tipi di riproduzione vegetale e individua proprio qui, nell’inversione e nella combinazione delle modalità di riproduzione forzata, il ruolo e l’intervento dell’uomo nella domesticazione agricola: egli può operare purché non si sostituisca ad essa, ovvero può operare solo ‘come una seconda Natura’, producendo innesti e facendo esperimenti purché però, si ribadisce, non dimentichi il suo ruolo e i suoi limiti, ovvero sempre appaia ‘uestitosi di quel habito con le ragioni sensate’.

Una scienza naturale agli albori muove i primi passi dalla catalogazione dell’osservazione di tali dinamiche combinatorie, di cui nel testo si ritrovano numerosi esempi relativi sia al mondo animale che a quello vegetale. La loro investigazione genera così un vasto sapere agricolo circa i modi i tempi e le opportunità combinatorie nella coltivazione a scopo alimentare. La concordia tra due o più piante (‘in compagnia ne fa piu gran copia’) non è altro che il beneficio reciproco che esse traggono dalla rispettiva vicinanza o, diremmo in termini moderni e permaculturali, consociazione. Scopriamo e ci troviamo dunque di fronte ad una vera e propria agricoltura sinergica ante-litteram, scienza concreta e astuta alla ricerca del ‘secreto comertio’ fra le piante alimentari. Un ulteriore punto di contatto tra l’agricoltura descritta e la ‘moderna’ orticoltura sinergica emerge in maniera significativa anche nel corso del IV Capitolo del II Libro, ovvero a proposito dell’attenzione al tema del substrato misto con paglia e letame, a cumulo o a buca e alla piantumazione contemporanea di diverse essenze. Altro obiettivo dichiarato, oltre alla maggiore fertilità e al reciproco beneficiarsi delle piante dalla loro vicinanza, il risparmio idrico rispetto alle coltivazioni tradizionali. Nel testo trovano spazio molti esempi consociativi.
Un esempio dei tanti tipi di innesto

Tra le migliori e principali strategie dell’uomo per intervenire nel patrimonio genetico del vegetale alimentare o, con parole sue, ‘nelle sue transmutationi’, la tecnica dell’innesto è quella preferita.
Nel corso del trattato l’innesto appare sempre più come pratica di ibridazione, nella misura i cui la natura ‘per la colligantia di molte e diuerse cose insieme, ne fa uno ristretto indissolubile’. Attraverso gli innesti si generano dei veri e propri ibridi fertili: ibridi poiché ‘saranno di natura partecipevole d’una e dell’altra pianta’ e fertili nella misura in cui, anche se non saranno in grado di riprodursi con successo, danno però vita a frutti ‘marauigliosi’ come, nei numerosi esempi di tecniche e frutti nominati, appare il Melopersico e il Noce Persico, e così via.

La nascita dell’ibrido fertile non appare qui come una forzatura del corso delle cose ma piuttosto come sapiente ‘compositione di tutti li finiti’, ovvero come una piena e felice estrinsecazione delle potenzialità combinatorie e interattive consentite dalla natura e operate dall’uomo: l’ibridazione fa dialogare istanze genetiche affinché esse ‘convengano nel istesso genere, si come duo fiumi, che sorgano dall’istesso fonte’.
Ma ibrido fertile qui è la cifra dell’incontro soprattutto tra l’uomo e la natura, l’uomo che si ibrida col territorio e diventa suo abitante iniziando ad assomigliargli e che al contempo induce all’ibridazione il territorio che, abitato e segnato, si fa paesaggio e spazio vitale.
In altre parole la fertilità sarà principalmente da ravvisare nell’incontro (ibridazione) tra l’uomo e la natura, il cui reciproco rispetto di ruoli e compiti genera sinergia  tra le parti, una sinergia di livello superiore rispetto a quella consociativa tra piante che abbiamo richiamato prima, diremo quindi piuttosto di una sinergia associativa tra gli uomini e il loro mondo, permamente e culturale in quanto altamente morale, proprio – per chiudere con le parole del nostro autore – come una ‘perfetta filosofia’.

mercoledì 16 gennaio 2013

Dall’economia del bisogno ad una nuova economia reale


Come si può pensare ad una economia differente se non ristrutturiamo il nostro sistema dei bisogni?

Patate: facili da coltivare e conservare
Nel post (Cos'è un pomodoro?) abbiamo discusso del valore simbolico del pomodoro come risultato di un gesto di auto-produzione. Coltivare un pomodoro (o auto-produrre qualsiasi bene di prima necessità) ha una valenza oltre che ecologica e nutrizionale anche economica e politica molto forte: significa svincolarsi dal sistema della distribuzione, dai ricarichi dei commercianti, dai ricarichi dei sistemi fiscali, dal consumo di energia per il trasporto, dalla produzione di rifiuti.
Ma, andando ancora oltre, ristrutturare la propria esistenza individuale e collettiva nel segno di una primaria attenzione all’auto-sostentamento – ovvero allargare la propria base di autosufficienza e quindi ridurre progressivamente la dipendenza da una vorace e drogata economia di mercato – significa riassegnarsi una piccola fetta di libertà e di autodeterminazione.
Dall’inizio della crisi economica sono aumentati gli indebitamenti da parte dei cittadini: cessioni del quinto dello stipendio, erogazioni di micro-credito, piccoli prestiti personali, domande (non le concessioni) di mutuo, aperture di credito sui conti correnti.
Questi cittadini, che negli ultimi decenni del secolo scorso sempre più sono diventati consumatori bisognosi di tutto, negli ultimi anni sono diventati (sono stati fatti diventare) bisognosi del denaro per poter consumare, impotenti per non riuscire a fare a meno di consumare. In altri termini, sono diventati addirittura bisognosi del bisogno, un meccanismo perverso compulsivo come quello della fame nervosa che però ti induce a vedersi anoressici di beni di consumo e quindi spinge ancora oltre. Ma fino a dove?

sabato 22 dicembre 2012

Cos'è un pomodoro?

Del pomodoro e della sua identità...


A questa semplice domanda verrebbe facilmente da rispondere che si tratta di un ortaggio, non di origine europea ma che giunse qui da noi secoli fa dalle Americhe. Altri risponderebbero con una descrizione, un alimento dal sapore acidulo e dolce di colore rosso e succoso. Un botanico risponderebbe che si tratta del frutto di una solanacea, un gastronomo che è un ingrediente importante per molti piatti cucinati e crudi della dieta mediterranea, un contabile di un supermercato che è un prodotto, un bene di consumo che trova posto negli scaffali dedicati ai prodotti freschi, un contadino mediterraneo affermerebbe che è la base dell’alimentazione estiva e che è importantissimo per le conserve destinate all’inverno.
Potrei continuare ancora per molto, ma mi interessano gli ultimi due punti di vista, quello del supermercato e quello del contadino. È possibile che lo stesso oggetto sia definito così diversamente, significhi cose così diverse per queste due figure? Ovvero una merce, un prodotto destinato alla vendita e d’altra parte invece la speranza di sostentamento invernale per una famiglia di contadini?
La domanda non è infondata, infatti viene quasi il sospetto che non stiamo parlando della medesima cosa. Sebbene portino lo stesso nome i pomodori che trovano posto nel bancone di un supermercato e quelli che crescono testardi in un orto tradizionale di un ancor più testardo contadino che li coltiva per sostentare sé e la sua famiglia infatti non sono la stessa cosa. Sono due oggetti diversi. È diverso il loro colore, la loro forma, le loro dimensioni, il loro odore e soprattutto il loro sapore. L’uno si consuma, l’altro si mangia, l’uno è una merce, l’altro un bene.

domenica 2 dicembre 2012

Il temporaneo-contemporaneo della nuova urbanità rurale: i wwoofers, clerici vagantes del terzo millennio


Come può un luogo ‘dimenticato’ e ‘marginale’ di uno dei tanti territori rurali italiani tornare ad essere frequentato? Come può una luce riaccendersi dopo anni di buio in una casa e riacquisire una sua ‘centralità’ cognitiva ed emozionale rispetto alle rotte di viaggiatori e passanti? Più che di ‘abbandono’ di un luogo sarebbe meglio parlare di ‘metamorfosi’e se a metamorfosi seguono metamorfosi allora anche ciò può avvenire.
Tanti luoghi rurali sono stati lasciati vuoti dai loro abitanti nei decenni  scorsi per correre in città e verso una nozione di progresso veicolata da media e istituzioni e tutto ciò ha prodotto lo spopolamento che ha innescato una metamorfosi nel segno in alcuni casi di una rinaturalizzazione dei luoghi rurali. Questo però ha creato scoraggiamento in quelli che sono rimasti che non hanno saputo (o voluto) più correttamente decodificare le potenzialità dei luoghi.
E così lentamente questi territori sono diventati ancora più marginali. Solo una nuova riconversione dalla città alla ruralità (una nuova metamorfosi antropologica) può invertire la rotta e ciò in alcuni casi sta avvenendo, casi però ancora pionieristici nonostante la crescente attenzione a questi temi che si comincia a registrare nelle città.
La nostra esperienza col progetto Casale Il Sughero – Laboratorio della Città del Quarto Paesaggio è un piccolo esempio di riconversione produttiva e di riposizionamento esistenziale in questi anni di profondi cambiamenti, anche attraverso l'ospitalità rurale wwoof. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Nuove ruralità del Quarto Paesaggio: appunti per un possibile approccio semiotico


Altrove è stato messo a tema il concetto di ‘turismo’ (cfr. Turismo e 'anti-turismo'): crediamo che esso non sia tanto un fenomeno da osservare nelle sue dinamiche di manifestazione nei luoghi turistici ma a partire invece proprio da luoghi apparentemente lontani, come quelli del quotidiano (città, contesti di provenienza dei turisti) e nella peggiore delle declinazioni (che sembra però quantitativamente la più frequentata) appare sempre più come uno sfogo, un sintomo del malfunzionamento di una società, dell’insoddisfazione e frustrazione di fondo della società contemporanea. Il piacere della scoperta del viaggio troppo spesso lascia il posto al desiderio (forse solo al bisogno?) di congiungersi a un oggetto di valore le cui fattezze sono spesso state artatamente costruite e indotte dalla società del consumo. Da qui la differenza tra consumare (anche un territorio) ed esperire un luogo.

I contrasti tra il moderno e l’arcaico, tra il metropolitano e il rurale che spesso il turismo mette in atto non possono inscriversi in un presunto imbastardimento di un luogo ‘naturale’ e ‘intatto’ (Dio solo sa la purezza e la naturalezza dove stanno di casa, cosa mai esse siano e quale posto occupino semmai piuttosto solo nel nostro immaginario fantastico), come ad esempio dalla presenza di un oggetto di consumo globalizzato o globalizzante ‘immesso’ in un contesto assunto come ‘naturale’, anzi siffatte temporanee commistioni e tessiture lanciano la sfida della contemporaneizzazione dei luoghi sublimi rurali e stimolano la semiosi, la continua interpretazione del reale e dei flussi (di persone e di pratiche) di/in un territorio. 

martedì 6 novembre 2012

Ospitalità Rurale in Cilento


L'ospitalità rurale è: 
il contrario di agri-turismo, ovvero è abitare un territorio agricolo naturale spesso spopolato rispettandolo e traendo da esso sostentamento primario, partecipare attivamente alla sua vita, alle sue dinamiche, alla sua salvaguardia, viverlo nella dimensione della quotidianità e aprire la dimora della propria famiglia al viaggiatore consapevole e attento, accoglierlo e renderlo partecipe della possibilità di una nuova forma di urbanità.

L'ospitalità rurale non è: 
l'agri-turismo, ovvero non è dislocare in un posto tranquillo una struttura ricettiva, declinare al modo naturale la vacanza conservando i confort, i costumi e i parametri concettuali di sempre, consumando ancora una volta, magari in maniera più sottile, un territorio rurale, snaturandolo. 

Contadini eroici e sobri (foto dal web)
Purtroppo assistiamo da alcuni anni a questa parte ad una continua e preoccupante inflazione linguistica in tema di sostenibilità ed ecologia nel settore turistico-ricettivo (leggi ad es. il precedente articolo del nostro blog: Turismo e anti-turismo: inflazioni linguistiche e pratiche devianti) che ci porta a imbatterci sempre più in finti agriturismi e residenze rurali, improbabili agri-campeggi e villaggi rurali che nascondono purtroppo solo strutture di vecchia concezione malcelatamente riconvertite in maniera più o meno posticcia per stare al passo con le mode del momento ma conservando sostanzialmente la loro impronta commerciale di basso profilo.

domenica 28 ottobre 2012

Turismo e 'anti-turismo': inflazioni linguistiche e pratiche devianti

Ai nostri giorni che vanno di moda termini come 'sostenibilità', 'ecologico', 'responsabile', 'naturale', 'biodiversità', 'eco-compatibilità', 'biologico', nel campo del turismo si parla di conseguenza sempre più spesso di 'agriturismo' anziché di hotel, di turismo 'sostenibile e responsabile', di turismo 'ecosostenibile', di viaggio ecologico, di 'agri-campeggio' anziché di campeggio, di 'villaggio rurale' anziché di residence, di 'residenza rurale' anziché di villa. Anche il Cilento ne è pieno...
Molto spesso però abbiamo a che fare con l'ennesima moda linguistica che cela strategie di marketing dove nel migliore dei casi abbiamo un alberghetto di campagna con un po' di terreno anziché affacciarci su di una strada statale. 
Infatti tante strutture ricettive cosiddette 'agri-turistiche' che seguono questa tendenza non fanno altro che aggiungere qualche animale o qualche orticello negli spazi comuni, dove però continuano a trovare posto piscine, aria condizionata e tutti i confort della civiltà industriale. Ma nei fatti non sono altro che ciò che sono sempre state, luoghi di svago e di vacatio per turisti frettolosi e disattenti che ancora una volta - e oggi nella declinazione del verde e della natura - vogliono svagarsi prima di ritornare in città.
Questo si chiama consumo del territorio e sottintende una concezione del naturale e di ciò che non appartiene ai sistemi cittadini solo come finalizzato allo svago provvisorio, ciò che chiamo la 'disneyland-izzazione' del mondo: ovvero l'altro inteso come riposo o svago alla ricerca dell'inedito e del divertente prima di ritornare nei ranghi cittadini il lunedì mattina o a fine estate.

mercoledì 12 settembre 2012

Fauna selvatica e ospitalità rurale: monitoraggi in Area Contigua del Parco Nazionale del Cilento

Continuano le attività di ricerca, studio e monitoraggio della fauna selvatica nei territori delle Aree Contigue al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano a cura degli zoologi dell'Università Federico II di Napoli.

Pochi giorni fa è toccato al territorio dell'Alto Comune di Vibonati, dove, con base logistica e operativa al bio-agri-b&b Casale  Il Sughero, il gruppo di giovani ed esperti ricercatori sono stati accolti in linea con la nostra filosofia di ospitalità rurale e dove hanno lavorato.
Oltre ad installare delle 'videotrappole' temporanee in vari punti strategici del nostro terreno sono state fatte anche delle ricognizioni nei sentieri e nelle vie limitrofe alla ricerca delle tracce dello stato della fauna selvatica spontanea e anche di quella reimmessa dall'uomo.
Nel corso del periodo a loro disposizione sono state rilevate tracce di martore, di tassi, di cinghiali, di ricci. Insieme poi si è discusso anche sulla presenza da noi rilevata poco tempo addietro di lepri e di fagiani reimmessi.
In serata poi abbiamo fatto il punto della situazione sulla presenza di poiane e rapaci notturni, nonché di un nibbio reale che fa dei nostri cieli la sua area di caccia nel primo pomeriggio, quando si alza la termica e la brezza di mare soffia sulle colline del Vallone Fontana.

giovedì 23 agosto 2012

Il Quarto Paesaggio al Villammare Film Festival 2012: immagini e musica di futuro arcaico in Cilento

Dal 22 al 25 Agosto 2012 si svolge a Villammare l'ormai noto Festival del Cortometraggio organizzato dall'emittente 105TV e dal suo patron Alessandro Cocorullo, un concorso che ospita giovani corto-makers e che presenta pellicole cinematografiche di importanti registi italiani, con dibattiti e approfondimenti di carattere culturale.
L'ouverture della serata conclusiva, il 25 agosto, si intitola 'Musica per immagini: antichi suoni contemporanei' e ospita la performance del musicista Francesco Grigolo intitolata 'Il Coro dei Cor(n)i', già presentata seppur in forma ogni volta diversa quest'anno a Novi Velia nell'ambito del Festival della Natura 2012.
Il Coro dei Cor(n)i nasce da un lavoro svolto nell'ultimo anno dal Laboratorio della Città del Quarto Paesaggio di Casale Il Sughero - Ateneo Nomade Triangolare, concepito da Pasquale Persico e realizzato da Francesco Grigolo in stretta collaborazione con Pasquale Napolitano (autore del video) ed altri artisti-tecnici del suono delle immagini e con Amedeo Trezza nell'ambito delle 'Lezioni dell'Ateneo Triangolare'.

sabato 11 agosto 2012

Sinergie e agricolture permanenti: progettazioni in corso


Seppur ancora all’inizio di un lungo cammino, come abbiamo sostenuto in diverse occasioni e lezioni, e soprattutto sperimentato direttamente sul campo in questi anni, ritengo che esistano vari tipi di sinergia nel campo dell’orto-frutticultura sinergica.
Parlo infatti propriamente di 3 livelli.

Il primo livello di sinergia (delle piante tra loro) è quello caratterizzante un’aiuola sinergica, ovvero della sinergia che si crea tra le piante la cui vicinanza e alternanza reciproca giova ad entrambe, allo stesso tempo causa ed effetto della condizione omeostatica (o quasi, ovvero in assenza di variabili contingenti autoctone che rimettono sempre in discussione il delicato equilibrio biologico creato) del terreno, ovvero della sua auto-fertilità ottenuta con l’ormai celebre metodo di non lavorazione del substrato (anche questo è un caso limite, più una tendenza che uno stato di fatto duraturo ed efficace poiché spesso si rende invece necessario un nuovo scasso del terreno per le variabili ambientali e imprevedibili di cui sopra).
Un secondo livello di sinergia (delle piante con gli animali) lasca intravedere una più ampia concezione di sinergia, ovvero quella che si crea in permacultura all’interno di un sistema abitativo e colturale complesso come può essere una fattoria o un fondo impegnato in maniera diversificata (anche ad esempio con la cerealicoltura). Qui la sinergia è tra l’orto o il frutteto e gli animali che pascolano (ovicaprini, bovini, equini, animali da cortile), il cui impatto tende a ridurre la presenza di infestanti regolando la crescita delle specie e contribuendo, attraverso il letame, alla fertilizzazione del suolo. Inoltre lo sfalcio alimentato da parte del letame non raccolto per l’orto servirà a nutrire gli animali in assenza di pascolo fresco, e quindi a garantire la produzione di letame. In questo secondo livello vediamo come il cerchio della sinergia si allarga anziché avvitarsi su se stesso e la fertilità aumento per il beneficio di tutti gli attori in campo.
Un terzo livello di sinergia (dell’uomo nella comunità agricola) è quello che deriva dall’integrazione del coltivato con lo spontaneo (ricco di biodiversità) e di entrambi con le zone boscose e sotto-frutteto dedicate al pascolo e alla raccolta spontanea stagionale e alle colture autoctone perenni. Il beneficiario di questa armonia, dove il cerchio dopo essersi allargato  si chiude, è l’uomo che vive in sinergia col suo habitat  e a sua volta con i suoi simili che con lui contribuiscono a curare la fattoria o il fondo agricolo. Il target è rifiuti organici zero, riuso di ogni prodotto della zootecnia in agricoltura e viceversa (come nel caso più semplice delle lettiere per gli animali e il fieno spontaneo). Quest’ultimo livello di sinergia comprende gli altri due e si manifesta nell’equilibrio socio-antropologico di una comunità o di un nucleo.

lunedì 6 agosto 2012

Ciucciovie cilentane funzionanti e Ciucciopolitana tra le vecchie vie del Parco Nazionale




L’asino come vettore di biodiversità, autobus concettuale che non porta pesi fisici ma idee ed emozioni è facilitatore della comunicazione per noi tutti e per soggetti con problemi relazionali. L’asino è maestro, professore, ricercatore e interprete di brani di paesaggio, studioso acuto di strategie della significazione.
Ideale per bambini e amanti della natura, la tratta parziale della Ciucciopolitana Vibonati-Morigerati ha registrato in queste settimane d’estate già molte adesioni. Viaggiatori italiani e stranieri attratti dal passo lento e saggio del ‘ciuccio-professore’ Austino hanno scoperto la bellezza di passeggiare al suo fianco lungo la bella strada tra il Bio-agri-b&b di Ospitalità e Cultura Rurale ‘Casale Il Sughero’, già Ateneo Nomade del Cilento (di cui Austino è professore di Semiotica del Paesaggio) e il ponte a schiena d’asino (guarda caso!) lungo il corso del fiume Bussentino (o Rio Casaletto), dove ci si può fare il bagno nelle sue fresche e profondi acque e trovare ristoro con prodotti locali e biologici rigorosamente a ‘chilometro parco’! Poco dopo si visita anche l’antica ferriera di Morigerati prima di imboccare la strada vecchia in pietra che si inerpica fino al bellissimo centro storico di Morigerati.

Qui ci aspettano le brave e simpatiche guide dell’Oasi del WWF Grotte del Bussento, col suo mulino ad acqua ancora funzionante e le risorgive del fiume Bussento (di cui il Bussentino incontrato precedentemente è un affluente). Il rientro al Casale è un ripercorrere tempi e sensazioni scoperte all’andata lungo il sistema fluviale che offre riparo ad una delle ultime popolazioni di lontre autoctone (Lutra Lutra) e al gambero di fiume, con il protagonista di pause e riflessioni, il nostro segnavia Austino, in particolare proprio sotto una secolare quercia da sughero, matriarca che si incontra in una svolta durante il cammino, luogo ideale per il riposo e le riflessioni di fine giornata vissuta insieme.
Un’altra tratta molto richiesta è anche Casale-Vibonati, che dal b&b Casale Il Sughero, costeggiando la grande Pineta di Santa Lucia e l’omonima cappella nuova, lungo la via vecchia ed ora sentiero si arriva, attraversando le rovine della vecchia cappella di Santa Lucia e i resti di un’aia antica (da cui si vede la vetta del Sacro Monte, il Gelbison, dalla cui vetta a sua volta si vedono tutti i confini del Cilento Storico), ruderi e stazzi, fino alle porte del centro storico di Vibonati.

Questo storico paese di impianto medievale che si sviluppa lungo il crinale di una lunga collina. Per le vie di Vibonati tante sono le sorprese: la visita al Museo di Arte Contadina ‘Nino Tancredi’, il Santuario di S. Antonio Abate, i vicoli del centro coi suoi palazzi e portali e i resti delle fortificazioni in pietra, le fontane in cui trovare refrigerio, prima di rientrare la sera al Casale non senza aver assaggiato lungo le vie i prodotti tradizionali della cucina locale.
 Per informazioni e prenotazioni soggiorni ed escursioni: info@casaleilsughero.com oppure 3283211721. Sito internet: www.casaleilsughero.blogspot.it e www.casaleilsughero.com, pagina facebook: http://www.facebook.com/ospitalita.rurale.casale.ilsughero


domenica 29 luglio 2012

Viaggio nell'Italia dei beni comuni

Di recente pubblicazione il bel libro Viaggio nell'Italia dei beni comuni, edito dalla napoletana Marotta&Cafiero appena qualche giorno fa. Il testo è un esempio di produzione di cultura dal basso ed è un esperimento di co-produzione spontanea. Tempo fa l'amica giornalista Daniela Passeri, curatrice del volume, ci parlò di questo progetto e subito aderimmo diventando Casale Il Sughero uno dei 110 coproduttori che hanno reso possibile il concretizzarsi di questo progetto.
Di seguito una nostra breve ma serrata recensione:



Coproduzione dal basso: questo meccanismo rende evidente, agli occhi di un semiotico, il riposizionamento dei ruoli classici di ‘autore’ e ‘lettore’. Diciamo meglio. Mette a nudo la debolezza dell’autore, tutta la sua fragilità, la inconsistenza al giorno d’oggi del suo potere contrattuale, della sua scarsa autorevolezza presso il mondo drogato dell’editoria. Ma di quale autore stiamo parlando? Certo non delle figure autoriali create ad hoc dall’industria dell’editoria per fare soldi, così come accade nel mondo dell’arte e in genere nei contesti di attività umanistiche. L’autore ‘vero’, quello che nudo e crudo ha una idea, una istanza concettuale e artistica da proporre, spesso è indipendente e di certo non molto assimilabile alle logiche del consumo e del marketing e per questo fatica a trovare il suo spazio. Non ce la fa proprio. E’ umiliato, misconosciuto, denudato della sua autorialità creativa, della sua creatività autoriale. Ma quando si è autore per se stessi, si scrive per se stessi, non si è autore, non si pratica il linguaggio, essendo il linguaggio per eccellenza pratica condivisa. Essendo appunto – il linguaggio – bene comune.

giovedì 26 luglio 2012

Protocollo d'intesa tra il comune di Sapri e Slow Food: Casale Il Sughero e il nuovo disciplinare

Il 25 luglio a Sapri ha cominciato a muovere i primi passi un progetto di collaborazione tra enti locali, piccoli produttori e attori sociali dell'agroalimentare per creare una intesa a largo raggio tesa a creare offerta gastronomica di qualità in Cilento.
Il primo accordo preliminare è stato siglato dal neo-sindaco di Sapri, l'arch. Del Medico e la Condotta del Golfo di Policastro di Slow Food, rappresentata per l'occasione dal noto gastronomo campano Enzo Crivella, da anni impegnato nel settore dell'agroalimentare e della gastronomia cilentana e non solo.
La cerimonia, tra il serio e il faceto, ha visto la stanza del Sindaco Del Medico protagonista di uno scambio di ruoli: il primo cittadino saprese veste lo chef cilentano della fascia tricolore mentre la sua scrivania in Comune anziché essere piena di carte era piena di prodotti agricoli appena raccolti dal contadino contemporaneo Amedeo Trezza nell'orto tradizionale del suo bio-agri-b&b di ospitalità rurale 'Casale Il Sughero' di Vibonati, eletto a prototipo per la redazione del protocollo d'intesa.


Il patto tra il Comune e la Slow Food prevederà la redazione di un disciplinare per i ristoratori del Golfo di Policastro per quanto riguarda l'accesso e l'approvvigionamento di materie prime dell'ortofrutta e della pesca regolato da una forte attenzione alle piccole produzioni locali, rivolgendosi più ai veri contadini, a chi fa agricoltura di sussistenza, che alla anonima distribuzione a carattere commerciale. Un modo per privilegiare le colture locali e la filiera corta tendendo al raggiungimento di due obiettivi: migliorare la qualità delle materie prime reperite e dare forza ai piccoli produttori locali. 
L'obiettivo è quello di creare dei veri e propri menu non più solo 'a chilometro zero' ma,seguendo la felice espressione coniata dal noto economista napoletano Pasquale Persico, a 'chilometro Parco', dove il segno dello 0 non è più un numero ma diventa addirittura il perimetro del Parco Nazionale del Cilento.
Dunque menu identitari e puliti, espressione completa - dalla produzione attraverso la trasformazione fino al consumo finale - di un territorio stupendo e ancora ricco di potenzialità
I primi passi saranno un censimento di tutti gli attori delle realtà contadine del basso Cilento e la ideazione di una brochure autofinanziata a carattere informativa dei ristoranti che aderiranno al disciplinare. Sia le attività di organizzazione che di promozione saranno curate da Slow Food - Golfo di Policastro.

sabato 21 luglio 2012

Pisatura ri l'avena a Vibunati: cultura rurale in Cilento

Nell'ambito delle attività di ricerca etno-antropologica in Cilento a cura del Laboratorio di Casale Il Sughero della Città del Quarto Paesaggio, pubblichiamo in anteprima uno stralcio provvisorio dalle riprese fatte nei giorni scorsi presso gli amici contadini vibonatesi dei Carleo della Contrada San Paolo, il cui capostipite e memoria storica è Antonio Carleo, il quale nel video prima di lasciare spazio ai suoi animali ci introduce ad alcune delle attività tradizionali che per passione, insieme a sua moglie e alle famiglie dei suoi figli, ancora porta avanti nella speranza di vincere l'omologazione culturale della società moderna e di trasmettere ai nipoti i saperi antichi.



In questo video osserviamo la pisatura dell'avena (trebbiatura) con i buoi o le vacche, addestrate al lavoro dei campi come una volta. Gli animali, girando nell'aia con una grossa pietra attaccata al centro macinano l'avena separando la paglia dal seme. Segue la ventuliata a mano sull'aia con forche e pale al fine di separare con l'aiuto del vento la paglia leggera portata via dal vento dai chicchi che, più pesanti, ricadono invece a terra. Infine col  cernicchio (il setaccio) le donne, come al ritmo arcaico del tamburello, cernono l'avena ormai pronta per essere stipata e riposta per la prossima semina o per nutrire gli animali.

martedì 17 luglio 2012

Ciucciovie cilentane verso la Ciucciopolitana: l'asino e la resilienza

Il nostro ciuccio Austino, compagno di viaggi alla riscoperta del nostro Cilento, come si dice nel corso dell'intervista qui di seguito pubblicata sul nostro canale youtube, è 'autobus concettuale, portatore di idee ed emozioni, non di pesi', è vettore di biodiversità e di cultura rurale.
L'asino oggi noi lo interpretiamo come simbolo e testimone di resilienza, cioè della capacità degli abitanti di un territorio di resistere sapendo reinventarsi, ristrutturando i propri bisogni e riposizionandosi nei nuovi contesti sociali e culturali che vanno via via prefigurandosi.
Austino è docente di Semiotica del Paesaggio presso l'Ateneo Nomade Triangolare del Cilento. Nello scorso novembre il Rettore, il prof. Pasquale Persico, gli conferì l'incarico e da allora, mese dopo mese, il nuovo docente, coi suoi tempi lenti ma riflessivi e saggi, sta cominciando ad insegnare e a fare ricerca. Qui di seguito il video:


Le prossime lezioni si terranno dal 30 luglio al 2 agosto, qui da noi al Casale, a Morigerati e a Vibonati.
Chiunque volesse partecipare può iscriversi ai corsi contattandoci! Intanto su 105TV rete locale cilentana, ieri 16 luglio è andata in onda la prima puntata del TG estate che ci ha ospitato a parlare di ciucci e di prodotti e cucina locale, di cultura rurale.