La posta in gioco è il futuro, un 'futuro arcaico' - come lo ha definito Pasquale Persico ultimamente (cfr. Prima Lezione Ateneo Nomade Triangolare, Casale Il Sughero, Vibonati, in corso di redazione) - perché segno di una volontà di scommettere e di una forza di immaginare un futuro attraverso un meccanismo di ri-conoscimento del passato, di quei luoghi che conservano maggiormente ( sia naturalisticamente che antropologicamente) i tratti di arcaicità. E in quei posti, a partire da quei posti, letti e interpretati con l'ausilio delle arti figurative così come delle scienze dure, rilanciarsi in un futuro possibile, proponendo un tratto di 'contemporaneità' che al contempo è anche 'temporanea' nella misura in cui non è mai perso di vista il carattere fluente delle coscienze individuali e collettive che abitano un territorio, nel nostro caso il Cilento.
Nel caso specifico, le motivazioni profonde del nostro
laboratorio ‘English on the farm’ trovano la loro strategia di realizzazione
nell’accostamento altrettanto ossimorico (come l’espressione ‘futuro arcaico’)
di due discipline, l’apprendimento della lingua inglese – icona della
internazionalizzazione e della sprovincializzazione, veicolo e viatico di
proposizione delle nuove generazioni nel mondo del presente e ancor più in
quello del futuro – con l’ecologia ambientale e la possibilità di una
riscoperta di una agricoltura contemporanea a misura d’uomo e post-industriale,
orientata ad una decrescita economica sostenibile perché intimamente collegata
ad uno sviluppo che porta in sé una crescita diversa, ovvero di valori e di
condivisione più che di profitto fine a se stesso, quindi uno sviluppo
fortemente legato al territorio e alle identità locali di provenienza.
È dunque un dialogo continuo di identità, proprie ed
altrui, locali e globali a tenere il gioco, dove il locale fonda e dona
possibilità di senso al globale. L’auspicio è quello di creare sviluppo proprio attraverso il gioco
delle identità (cfr. P.Persico, Identità e sviluppo. Salerno, Laveglia
2000), nel nostro caso attraverso la cifra del laboratorio, cioè il tratto di
partecipatività attraverso cui creare dialogo tra questi poli apparentemente
opposti (globale/locale, futuro/passato, lingua inglese/nuova ruralità
contadina).
Il metodo della partecipazione diretta e
polisensoriale dei discenti nel modo di una full
immersion in entrambe le dimensioni a nostro parere genera un tratto di
discontinuità rispetto al sapere tradizionalmente trasmesso e ai contesti di
provenienza a cui si è cognitivamente abituati e per questo garantisce,
attraverso un inevitabile perché fisiologico innalzamento del livello di
attenzione e di predisposizione all’ascolto e attraverso la partecipazione
diretta alle attività proposte, un inizio di riposizionamento rispetto a se
stessi e al contesto ambientale ed esistenziale di cui essi saranno nei
prossimi anni interpreti e artefici nella ‘Città del Quarto Paesaggio’.
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