IL CORONAMENTO DELLA PRIMA ESPERIENZA DELL'ATENEO NOMADE
TRIANGOLARE: VERSO L’EVENTO DI NOVI VELIA (30/3-1°/4 2012)
Il documento dell'artista: Il Coro dei Cor(n)i
Antefatti cilentani... (di Amedeo Trezza)
La prima volta che Francesco Grigolo visitò il Cilento fu
nello scorso settembre. Nell’ambito del progetto Ateneo Nomade Triangolare,
insieme a Pasquale Persico e Pasquale Napolitano facemmo esperienza
esistenziale e sonora alla ricerca dello ‘spazio neutro’ in un vero e proprio
‘tour di decodifica del silenzio’ in alcuni dei ‘luoghi sublimi del Parco’: i
Pozzi Monaci a Casaletto prima, il geosito carsico di Caselle in Pittari nei
pressi dell’inghiottitoio del Bussento poi, e infine in cima al Monte Cervati (il
video di quei giorni a questo url: http://vimeo.com/29188222).
Francesco Grigolo |
Durante il soggiorno presso di noi a ‘Casale Il Sughero’ – sede dell’Ateneo nonché luogo cilentano che per primo ebbe l’onore di accogliere col suo silenzio l’aria sonora delle trombe di Francesco – discutemmo delle suggestioni e delle idee che man mano la natura ci faceva risonare dentro. E in quei giorni nacque il progetto, una mattina a casa in cucina Francesco autografò il suo progetto per il Parco: l’idea ambiziosa che oggi finalmente si incarna nella performance di Novi Velia (nell'ambito del Festival della Natura 2012 in collaborazione con la Fondazione Alario) nacque da un significativo gioco di parole sul toponimo ‘Cilento’ dove il CI-LENTO suggeriva un ‘esser-ci lento’, la possibilità di una esistenza meditata e profonda ricca di futuro quanto profondamente intrisa del suo passato, della sua identità. Un CI- che a sua volta stava anche per Coro (dell’) Immaginario – LENTO. E da lì, da quelle suggestioni oggi il Coro dei Cor(n)i.
Infatti, dopo una breve puntata cilentana di Francesco
nostro ospite quest’inverno, ora prende corpo in musica (sembra una espressione
quasi ossimorica) l’idea di ‘futuro arcaico’ coniata da Pasquale Persico
durante una delle nostre felici ‘scorribande’ cilentane.
Un suono che ‘non allude’ e che ‘non lusinga’ ma ‘esprime’
come è detto nel concept del progetto
- non può che essere infatti proprio un suono, direi ‘il’ suono del luogo.
Ovvero aria che è ‘già suono prima di attraversare l’uomo e continua ad esserlo
dopo aver abbandonato il corpo umano’ – è scritto ancora nel concept. Un’aria sonora, un luogo
sonoro, il suono dell’esistenza che non è né benevola né consolatoria, ma come
la natura affatto indifferente alle sorti umane.
Un suono dunque quasi pre-umano perché sovraumano o, diciamo
meglio, meno-che-umano e quindi anche più-che-umano. Un suono, una semplice
presenza spaziale ed esistenziale che, tradotto in termini temporali, è proprio
intimamente futuribile e arcaico allo stesso tempo.
Un suono di corno, di una tromba – quella di Francesco – un
coro di cor(n)i, di trombe, quelle di tutte le esistenze del Cilento, disegnerà
a Novi Velia il 1° Aprile 2012 le sembianze di un paesaggio nuovo, rinato, ripartito e
provocatore, quarta via verso un
nuovo senso dell’abitare, un paesaggio che questa volta abbraccerà in uno Vibonati
e Casaletto, Caselle e il Cervati, il Gelbison e Novi. E nelle prossime volte
ci auguriamo infiniti altri nodi, altri respiri, altre presenze, laboratori e
testimonianze vive della Città del Quarto Paesaggio.
Amedeo Trezza
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