domenica 29 luglio 2012

Viaggio nell'Italia dei beni comuni

Di recente pubblicazione il bel libro Viaggio nell'Italia dei beni comuni, edito dalla napoletana Marotta&Cafiero appena qualche giorno fa. Il testo è un esempio di produzione di cultura dal basso ed è un esperimento di co-produzione spontanea. Tempo fa l'amica giornalista Daniela Passeri, curatrice del volume, ci parlò di questo progetto e subito aderimmo diventando Casale Il Sughero uno dei 110 coproduttori che hanno reso possibile il concretizzarsi di questo progetto.
Di seguito una nostra breve ma serrata recensione:



Coproduzione dal basso: questo meccanismo rende evidente, agli occhi di un semiotico, il riposizionamento dei ruoli classici di ‘autore’ e ‘lettore’. Diciamo meglio. Mette a nudo la debolezza dell’autore, tutta la sua fragilità, la inconsistenza al giorno d’oggi del suo potere contrattuale, della sua scarsa autorevolezza presso il mondo drogato dell’editoria. Ma di quale autore stiamo parlando? Certo non delle figure autoriali create ad hoc dall’industria dell’editoria per fare soldi, così come accade nel mondo dell’arte e in genere nei contesti di attività umanistiche. L’autore ‘vero’, quello che nudo e crudo ha una idea, una istanza concettuale e artistica da proporre, spesso è indipendente e di certo non molto assimilabile alle logiche del consumo e del marketing e per questo fatica a trovare il suo spazio. Non ce la fa proprio. E’ umiliato, misconosciuto, denudato della sua autorialità creativa, della sua creatività autoriale. Ma quando si è autore per se stessi, si scrive per se stessi, non si è autore, non si pratica il linguaggio, essendo il linguaggio per eccellenza pratica condivisa. Essendo appunto – il linguaggio – bene comune.
La storia editoriale generativa di questo libro sui beni comuni sembra allora essere la metafora, la trasposizione concettuale del suo contenuto: un linguaggio che si riscopre bene comune, solo in virtù e ad opera della sua auto-ri-scoperta come ‘bene comune’ sa e riesce finalmente a dire di – altri – ‘beni comuni’, quelli cioè le cui testimonianze riempiono le pagine del testo. Un testo che attraverso la sua riaffermazione come potenziale-testo testimonia storie di beni comuni. E viceversa. Un testo che attraverso le sua testimonianze si riscopre testimone di se stesso e della sua possibilità di esistere ancora sotto altre vesti, di co-esistere.
Ma questo bene per essere comune ha bisogno non solo di chi lo enuncia ma anche di chi lo riceve, lo fa suo, lo legge e lo mette in comune a sua volta con gli altri. In una parola del ‘lettore’. Allora questo ‘autore’ nudo, impotente e depauperato allo stesso tempo è anche forte ed ha una intuizione: sa come riposizionarsi. Cerca e trova una via di fuga, in questo senso sa essere resiliente anch’egli: imbocca una strada stretta (gli editori delle coproduzioni dal basso), la percorre e, ancora debole, convoca il lettore nella sua figura, gli chiede aiuto, ha bisogno di essere autore-insieme. Ha bisogno di un lettore che gli dia coraggio. E il lettore, mosso dalla voglia di avere ancora da leggere, accetta e dà coraggio all’autore per essere autore, al fine di tornare ad essere egli stesso lettore di qualcosa che, a suo parere, valga la pena di essere letto.
E così si raggiunge la quadratura del cerchio: co-pre-finanziamento, il lettore diventa quasi-editore e quasi-autore e il gioco è fatto. Nascono gioielli di resilienza editoriale e linguistica come Viaggio nell’Italia dei beni comuni.
C’è solo un rischio, quello che l’autore, che pure abbiamo riscoperto essere forte per essersi saputo ripensare e non invece debole come ci era parso un po’ all’inizio, diventi però anch’egli non solo co-lettore (il che accade sempre) ma quasi-lettore. Ovvero il rischio è quello che le due figure (autore e lettore) si inseguano a vicenda e la produzione di saperi si avviti su se stessa senza generare slittamenti di senso, senza generare inattesi, senza accrescere saperi e stimolare nuovi sentire. In altre parole il rischio è che le nuove figure di lettore e di autore co-producano solo ciò che fa loro piacere leggere (e scrivere) e che tutta l’attività di produzione di senso diventi tautologica: leggo ciò che mi piace, co-produco ciò che amerei poter leggere, co-produco (co-scrivo) ciò che i miei lettori mi commissionano o ciò per cui sono disposti ad essere quasi-autori attraverso l’essere-quasi-editori.
Però è fondamentale ricordare che lo scarto indefinibile e inafferrabile tra chi scrive e chi legge, tra autore e lettore è la scintilla della produzione del sapere, è ciò che mette in moto il meccanismo della comunicazione e della produzione di senso. E questo scarto è prezioso e invisibile, diafano ma determinante e deve essere preservato ad ogni costo. Per questo credo sia un bene la plurivocità degli autori di questo testo, a garanzia di più autori che possano produrre e preservare quel valore aggiunto che si annida nell’inaspettato e nell’inatteso di ogni libro, che – ora fuor di metafora – lo rende degno di essere letto. Ogni buon libro non deve essere prevedibile ma continuare ad essere l’ “altro” perché solo l’incontro con l’altro è un incontro vero.

2 commenti:

  1. Una recensione "serratamente" interessante ed e-motivante, per tre suggestioni che risalgono rapide al pensiero:
    - un invito "impersonale" ad "augurare Buon Viaggio al libro, di esprimere gratitudine per la sua esistenza, per il fatto che abbia trovato la mano e l'occhio, e forse anche la mente e il cuore, di qualcuno disposto a leggerlo" (prendendo in prestito le parole di James Hillman, dalla prefazione al suo lavoro maturo "La forza del carattere"), che diviene, quindi "a scriverlo\leggerlo", secondo il "filo" acuto della recensione stessa;
    - un ricordo di una delle Cosmicomiche calviniane (quale fosse il titolo ?...), in cui il "gioco" di inseguimenti metafisici e astronautici tra due personaggi (che, qui, potrebbero essere l'autore e il lettore ?...), si "perde" in un continuo e contemporaneo vedersi reciprocamente davanti e(p)pure dietro all'"altro", come se essi coincidessero, pur mai coincidendo, in realtà...;
    - infine, una suggestione su quel "fondamentale ricordare che lo scarto indefinibile e inafferrabile tra chi scrive e chi legge, tra autore e lettore è la scintilla della produzione del sapere, è ciò che mette in moto il meccanismo della comunicazione e della produzione di senso": è, forse..., in gran parte effigiato in questa "immagine" anche il processo intimo e vitale del dialogo interiore, di emozione e pensiero, di idea e conoscenza ?...
    E' un altro "viaggio" nei "Beni comuni", anche questo, in fondo.
    Grazie Auto(letto)ri !

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    1. eh sì, se in ognuno di noi c'è una parte che ascolta e un'altra che crea, se queste parti poi non si scambiano anch'esse infinite volte...

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